E’ molto diffusa oggi tra i bambini l’abitudine a rifiutare quasi tutti i cibi, tranne alcuni, sempre quelli, che spesso devono essere preparati in maniera “rituale” dai genitori. Tanto che si è arrivati a parlare di “neofobia alimentare”. Tale fobia, caratterizzata da una reazione di rifiuto con disgusto/paura di assaggiare un cibo nuovo, sarebbe in aumento nella popolazione infantile ed ha un significato di “cautela” di fronte a ciò che è nuovo e potenzialmente pericoloso.
Ma questo è solo un esempio di comportamento distorto dei nostri bambini nei confronti del cibo.
I problemi che possono sorgere intorno al rapporto con la tavola e con le abitudini alimentari sono svariati e trovano profonde radici in diversi aspetti. Prima di tutto c’è un aspetto relazionale e affettivo, profondamente legato al rapporto genitori/figli. Sotto questo aspetto il cibo diventa un canale in cui si possono riversare attenzioni e amore, ma anche ansie, paure e piccoli ricatti. Poi c’è un aspetto pratico, legato ai ritmi frenetici della vita che oggi conduciamo. Infine vi è un aspetto legato alla fisicità, che coinvolge soprattutto i bambini più grandi e gli adolescenti, preoccupati per la propria immagine corporea.
Il cibo diventa così un “polo” intorno al quale le apprensioni di noi genitori, ma anche dei nostri figli, si scontrano con il bombardamento dei messaggi pubblicitari e delle immagini trasmesse dai media.
E se da una parte non è raro trovare bambine che già a 12 anni si mettono a dieta, dall’altra è diffusa abitudine tra i nostri figli saltare la colazione, mangiare con avidità senza masticare, non mangiare affatto frutta e verdura, troppa carne, salumi e latticini, troppo poco pesce, legumi, latte e yogurt, piluccare continuamente nelle ore pomeridiane, prevalentemente alimenti confezionati e squilibrati, con troppi grassi, bere bevande zuccherate al posto dell’acqua, consumare i pasti davanti al televisore e fare troppo poca attività fisica.
Dati statistici dicono che in Italia il 23% dei bambini è in sovrappeso, il 13% è obeso e che i casi di eccesso ponderale nell’infanzia aumentano in tutta Europa al ritmo di 400mila l’anno. Come per gli adulti, è in corso una vera e propria epidemia, che si sta espandendo a livello mondiale, soprattutto nei paesi industrializzati, e si tende infatti a parlare di “globesità”, cioè di epidemia globale dell’obesità. Questo termine è stato coniato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)e si basa sulla stima dei soggetti in sovrappeso/obesi nel mondo: un miliardo, contro gli 850 milioni di malnutriti.
L’OMS ha inoltre definito l’obesità come una vera e propria malattia cronica che, oltre ad aumentare il rischio di patologie correlate (coronaropatie, diabete, tumori del tratto gastrointestinale, disturbi dell’apparato locomotore e respiratorio), compromette gravemente il benessere psicologico della persona. L’obeso infatti andrà incontro a discriminazioni sociali, scarsa autostima e depressione, in un quadro totale di scarsa qualità di vita.
Tra le cause, oltre ad una certa predisposizione genetica, contribuiscono all’obesità proprio le abitudini sbagliate di cui parlavamo sopra. In particolare, secondo numerosi studi: saltare la colazione, assumere pasti in maniera sregolata, con frequenti snack ad alto contenuto calorico e di bassa qualità nutrizionale, la frequente assunzione di bevande zuccherine, consumare poca frutta e verdura e mangiare troppo spesso fuori casa. Non ultimo: fare poca attività fisica.
I nostri bambini, a parte le due ore settimanali di palestra scolastica, più le eventuali e attività extrascolastiche, non si muovono più, non camminano più! Non esistono più i giochi di cortile all’aria aperta, e l’attività da loro preferita è guardare la televisione o giocare con i videogiochi.
Secondo un’indagine del Coni del 2004, un bambino di 8 anni è attivo solo per il 25% dell’ora di sport che pratica e con 3 ore di impegno settimanale svolge soli 45 minuti di attività, pari al dispendio di circa 300kcalorie.
Non è facile per noi genitori mettere un argine a tutto questo. Mio figlio stesso, che a due anni apriva la bocca e mangiava qualsiasi cosa io gli proponessi, ora, a sei anni, inizia ad essere più selettivo, ed è veramente una fatica ad esempio, fargli mangiare frutta, verdura e pesce. E’ difficile convincerlo ad andare a scuola a piedi. Ed è difficile tenerlo lontano da coca cola, patatine e merendine varie, quando intorno a lui c’è un bombardamento di stimoli pubblicitari ed una marea di amichetti che a scuola portano per merenda i più succulenti, croccanti e “cioccolosi” snacks!
Inoltre il cibo ha un profondo aspetto emotivo/relazionale ed educare i nostri figli ad un corretto rapporto con la tavola, costringe noi stessi a metterci in discussione come genitori, come educatori, come esempio.
Ci costringe a trovarlo noi per primi, un equilibrato rapporto con il cibo, a trovare il giusto spazio, tempo e denaro per fare la spesa, per farla di qualità, per cucinare e creare intorno ai fornelli quel ”calore familiare”, che dal bambino verrà recepito come amore e cura nei suoi confronti. E gli farà accettare più di buon grado, quello che gli avremo preparato. I primi a dover cambiare abitudini siamo noi!
Concludo con qualche suggerimento pratico tipo:
svegliarsi in tempo per preparare e consumare, possibilmente tutti insieme, una ricca colazione. Mettete in tavola, latte, yogurt, cereali, pane tostato, burro, marmellata, spremuta di arancia, frutta e miele. Anche uova e bruschette o pane e prosciutto per chi ama la colazione salata. Ognuno potrà scegliere in base al proprio gusto. Gli effetti del digiuno prolungato (dall’ora di cena del giorno prima, fino al pranzo del giorno dopo), sono deleterei per il metabolismo, la concentrazione ed il rendimento scolastico.
Frazionate il cibo durante la giornata in 5 pasti al giorno, sempre agli stessi orari. Nessuno dei pasti va saltato. La cena non dopo le 20.
Preferite alimenti provenienti da agricoltura biologica.
Per la merenda preferite frutta fresca e yogurt al posto di pizza, panini o merendine.
Nei pasti principali deve comparire sempre un contorno a base di verdure crude o cotte.
E’ opportuno far ruotare i vari secondi nell’arco della settimana: 3 volte la carne, 3 volte il pesce, 3-4 volte i legumi, 2 volte il formaggio, 2 volte il prosciutto o la bresaola, 2 volte l’uovo.
Se il vostro bambino consuma il pranzo presso la mensa scolastica, procuratevi il menù settimanale, così potrete evitare di sovrapporre il vostro menù con quello scolastico.
All’uso della carne va anteposta una più frequente preferenza al pesce.
Date la preferenza al piatto unico cereali+legumi.
Separate il momento del pasto da altre attività (non guardare la TV o leggere, al fine di essere coscienti di ciò che si mangia)
Consumate i pasti tutti insieme a tavola, evitando di diversificare i menù.
Non sostituite prontamente un cibo che al bambino non piace, con un altro più gradito.
Riproponete gli alimenti non graditi con regolarità, in diverse vesti, cercando di renderli più appetibili.
Limitate il consumo di bibite gassate, patatine e simili, ad eventi particolari (feste di compleanno, cinema).
Evitate di usare il cibo come premio.
Evitate di acquistare cibi “proibiti”.
Coinvolgete i bambini nella preparazione della tavola e dei cibi più semplici. Ogni tanto prendetevi il tempo per cucinare insieme qualche ricetta (la pizza, la pasta fresca, i biscotti o una torta).
Ridurre TV e videogames ad 1-2 ore al giorno.
Adottate quotidianamente un’attività motoria di routine (per esempio andare a scuola a piedi e, quando è possibile, non utilizzare l’automobile).
Favorite il gioco attivo nell’ambito familiare e promuovete attività all’aria aperta nel tempo libero, oltre alla pratica costante di uno sport gradito.
Infine, per i piccolissimi, indispensabile è l’allattamento materno, così come un attento e graduale svezzamento.
giovedì 4 febbraio 2010
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